Mi trovo a Imperia nel tardo pomeriggio, per risolvere una piccola questione di lavoro. Il cliente mi comunica che ritarderà di almeno mezz’ora, quindi decido di investire tempo e danari nella scoperta di una new entry, tal jennifer presente sulle piccole. Ci accordiamo telefonicamente, lei opera nel rifugio presso l’uscita dell’autostrada, già sede di altri travoni noti e non. Mi apre questa stanga di 1.85 molto diversa dalle foto. E’ lei intendiamoci, ma nelle foto è più magra, femminile e giovane. Questa sembra la versione arrabbiata. Verso un’ottantina di caramelle, me ne chiede altre cinquanta per una bella sborrata, resisto a fatica, ma non ci casco (pentendomene). Ha un fare autoritario che mi intrippa. Succhiamelo, ordina. Eseguo senza neanche essermi spogliato completamente. Ha una fava rispettabile, venosa, scura e durissima. Una cappellona deliziosa. Mi fotte in bocca come un’ossessa. Intuisce che sono il tipo che si fa dominare volentieri e ne approfitta. Praticamente mi stupra in bocca. Sono in ginocchio, tiene il mio capoccione fermo e mi soffoca. Arrivo vicinissimo al vomito. Lacrimoni mi escono spontanei, ma lei non molla. Sembra addiruttura incazzata. Ho modo di ammirare la carnagione olivastra, il seno piccolo come piace a me. Provo a toccarle il culo, ma me lo impedisce. Giù le mani, troia. Ora ti inculo. Mi spinge sul letto, poi decide di chiavarmi in piedi. Un po’ di crema, giusto per l’apparenza e me lo scraventa in culo. Il dolore è lancinante, mi scappa un grido. Non urlare, troia stai zitta. Lo tira fuori e mi dice che non scoperà più. La prego di continuare, sarò bravo, lo prometto, starò muto. Falsamente impietosita, cambia il cappuccio e mi reimpala. Questa volta è ancora peggio di prima, ha un calibro diciotto ma sfonda come un’assassina. Mi lacera lo sfintere pompando come una cavalla. Mi afferra i fianchi e stringe, mi strattona e mi fotte per dieci minuti. Mentre inizio a godermela, mi ordina di inginocchiarmi e di spompinarla. Sborra col mio cazzo in bocca, mi ordina. Eseguo e subisco un altro abuso orale. Godo senza neanche toccarmi. Le lacrime mi bagnano la faccia. Lei sorride. Consapevole, esperta, superiore. Ha capito chi ero in cinque secondi netti e mi ha dato quello che volevo. Mi sento un po’ umiliato, ma accetto la legge della giungla. Una volta ripuliti si dimostra anche lievemente dolce e mi parla delle sue esperienze in terra francese dove dice che opera da anni. Mi fermo due settimane, ti aspetto, tanto lo so che torni. Ho la gola che brucia, il culo in fiamme, sono un po’ più povero, ma mi sa che ha ragione lei.
Perchè andarci: molto attiva, espertissima e un filo sadica. Pulita e dominante. Per chi ha gusti forti.
Perchè non andarci: se cercate la fidanzatina col pisellino non fa per voi. Voce grossa, potrebbe sembrare un travone (ma non lo è), molto alta e tette adolescenziali. Per molti, questi sono difetti.
Colore da abbinare all’incontro: verdone.
Piatto da abbinare all’incontro: polenta e cinghiale, con vino rosso.
mercoledì 12 dicembre 2007
jennifer - imperia - dic 07
lunedì 3 dicembre 2007
tamara - sanremo dic 07
Sabato rimedio alcuni soldarelli inattesi, decido quindi di investire qualcosina in travoni et similia. Sono a sanremo, brigitte l’agentina è disponibile, ma l’avventura è l’avventura non resisto al richiamo d’azzardo del travone ignoto. Opto per una sedicente mulatta che si decanta sull’affaristico settimanale locale. Tale Tamara (ma tanto il nome lo cambiano sempre). Per chi conosce la zona è nel solito palazzaccio al sesto piano, frequntato da sudamericane e ogni tanto brasilere, come infatti è tamara. Mi apre un ragazzo magro di ventuno anni che indossa una minigonna nera e un reggiseno finto. Il viso è decisamnte bello e vagamente femminile, ma il corpo, pur essendo senza un pelo ha bisogno di pesanti interventi estetici per assomigliare ad una ragazza. La magrezza lo aiuta conferendogli un istinto a proteggerlo dai mali del mondo e fotterlo selvaggiamente. Indeciso se andarmene o meno perchè non è propriamente il mio target tergiverso quell’attimo fatale e il femminiello mi palpa l’uccello. Tanto basta e obolo le cinquanta frittelle pattuite. Mi spoglia lui e mi lecca dappetutto, io gli dico di levarsi quel ridicolo reggiseno posticcio. Mi abbassa il testone sul pesce chiedendomi di baciarlo. E’ pulitissimo e questo è il mio fondamento. Saggio il suo pisello con la bocca. E’ storto, segue un paio di cuve, ma è duro come granito e decisamente grosso. Fa impressione vedere un giovanotto magro e femminile con un cazzo del genere. Impressione o non impressione me lo pappo tutto e lui si eccita da morire. C’è uno specchio molto grande nella stanza che sfrutto per vedermi inginocchiatto a spompinare uno sconosciuto. La cosa mi manda fuori di testa, insisto con foga nella pratica fino a giralo a pecora e slinguazzargli il buco del culo. A ‘sto punto è lui che non capisce più niente e mi dice “sono tuo”. Lo sollevo in braccio anche perchè è leggerissimo e gli allargo e chiappe. Tento di foterlo in quella posizione guardandomi allo specchio ma è impossibile. Allora lui si incappuccia e mi incula. Prima piano, poi decisamente più forte. Siamo in piedi, e vederci nello specchio è una libidine. Decido di mettermi a pecora sul pavimento a favore di specchio e farmi fottere così. Lui capisce al volo e mi fa godere uno spettacolo degno del circo russo. Le sue palle che sbattono sui miei chiapponi pelosi. E’ bravo a a pompare, favorito dal fisico, dalla pratica e dall’eccitazione. Sta per sborrare, ma non voglio. Mi alzo in piedi e lo inculo selvaggiamente. Incredibilmente riesco a chiavarlo per dieci minuti buoni facendo un figurone. Vengo stringendogli il cazzo e vedendolo roteargli gli occhi. Ci puliamo e parliamo un po’, lui continua ad abbracciarmie baciucchiarmi scatenandomi un’altra erezione che esibisco sfilandomi nuovamente i jeans. Ci spariamo un sessantanove assatanato che non concludiamo per un soffio. Lui deve ancora lavorare, io sono soddisfatto così.
Esperienza piacevole, anche se non era un trans, nè un travone, piuttosto un femminiello ventenne e brasiliano. Di solito con i trans sono esclusivamente passivo, ma questa volta ho goduto e molto la parte attiva. Ho parlato di lui in terza persona maschile perchè lui continuava a farlo di sè in questo modo. Si considerava un mashietto con la minigonna, tutto qui. Ho rispettato questo suo stato d’essere.
Perchè andarci: esperienza dolce e perversa.
Perchè non andarci: probabilmente abbatte il muro di finzione che separa dalla gaiezza spicciola la diversità etero che pensiamo ci caratterizzi e questo può essere un gradino su cui si può scivolare. Consigliato ai più esperti.
Colore dell’incontro: nero antracite.
Mariana Cordoba - milano gen07
Dopo essermi lavato alla bell e meglio, passo una decina di minuti con la bella mariana. Le do le dritte per il nuovo nido, parlo di futuro, progetti eccetera. Sono stupito dalla sua intelligenza e maturità. Io a 24 anni ero un povero pirla che cazzeggiava con amici ancora più pirla, lei tutt’altro. Davvero una gran persona oltre che una gran gnocca pisellona. Da lei ci torno sicuro, anche se mi devo affrettare, pare che entro la fine dell’anno possa appendere la giarrettiera al chiodo.
Perché andarci: mariana è bella, professionale, pulita gentile, intelligente. Posside un misile terra-culo che manco al cinema.
Perché non andarci: altamente sconsigliata ai passivi alle prime armi. Potrebbe traumatizzarvi sia in negativo che in positivo. Potreste partire col farvi qualunque maschione per ritrovare quell’ebbrezza o potrebbe favi tanto male che non farete mai più i birichini. Mariana è da maneggiare con cura, roba da professionisti.
Colore da associare all’incontro: bordò con pagliuzze dorate.
Emanuella - milano gen 07
Sono reduce da evelyn e cerco quasi l’opposto, sono fatto così. Quando scelgo un gelato non lo prendo mai allo stesso gusto, mi piace cambiare. Non ho mai letto recensioni di questa gatta, ho visto solo le foto su chiamami. Il viso sembra butterato e neanche dai lineamenti armonici. Ma lo sguardo mi sembra quello da zoccolona. Abita vicino a dove viveva una mia vecchia amica trans operante in milano 15 anni fa. Mi sistemai da lei per 4 piacevolissimi giorni di sesso e fajolada, fuori nevicava e sembrava che il mondo fosse decisamente finito. Altri tempi. La zona è gioia, la casa è a ringhiera milanese. Mi apre la porta, odore di riso bollito. Lei è tunicata di nero, 1,70, corpo magro, viso così così. Le chiedo di poter utilizzare il bagno per un risciacquo dei preziosi pendenti. Il bagno ha un ottimo odore, ricorda quello di una sauna francese che ogni tanto frequento, un odore molto sexy. Le chiedo dove si compra quell’essenza. La conosci? Brasile, tesoro. Mentre cerca di mettere un film porno nel lettore le punto il cazzo da dietro, stringendo le tette, le slinguo il collo. Gradisce mugolando sconcezze che una signorina, per quanto cazzuta, non dovrebbe permettersi. Io sono nudo e arrapato lei si adegua in un lampo. Ha modi bruschi e maialeschi che mi rapiscono. Si mette in piedi sul letto, stivali altissimi dal tacco assassino e mi costringe a ciucciarle la minchia. Mi soffoca con buoni 17-18 cm di gusto tropicale. Quasi vomito il panino allo speck di un’ora prima, questo la arrapa ancora di più e spinge nel mio esofago tutto ciò che conserva di maschio. Mi fotte in gola senza scampo per buoni 10 minuti. All’improvviso decide di ciucciarmelo lei. E’ scalmanata, lo ingoia con una facilità disarmante, unisce al risucchio anche palle e buco di culo. Le afferro i capelli e la tratto da vera troia, glieli tiro e le sussurro quanto è puttana. Il feeling sembra giusto, ci stiamo divertendo in un miscuglio di passività e attivismo inestricabile. Limoniamo come adolescenti. Si ingomma l’arnese e senza nessun tipo di crema mi sonda lo sfintere. Mi sbatte a dovere in 3 o 4 posizioni. Continuo a trattarla male e lo stesso fa lei con me. La sento fremere, le roteano un poco gli occhi. Si rilassa respirando piano. Ha sborrato. Lo sfila e si reca nel bagno. Acqua che scorre, io aspetto, ma me lo devo menare guardando il film perché ho gli ormoni che ballano rumba. Ritorna sorridente. Scusa, mi dice. Di niente, figurati. Si inginocchia e prosegue il bocchino carioca. Dirige lo skizzo sul suo petto svuotandomi di riserve nascoste. Un orgasmo quasi doloroso.
Dopo essermi lavato alla veloce scambio due parole e mi racconta di una recente gang bang a cui ha partecipato e cui avrei voluto esserci anch’io. Passa a trovarmi quando passi da milano. Penso che lo rifarò, prima o poi. Ma prima devo espellere altre pratiche trans-urgenti, penso.
Perché andarci: è safada, professionale, pulita. Ho elargito
80 biscotti e se li è guadagnati tutti.
Perché non andarci: qualcuno potrebbe giudicarla non
abbastanza avvenente, i gusti son gusti. Il pisello è un po’ a banana.
Colore da associare all’incontro: viola, variegato di rosso.
Evelin Spears - milano gen07
Sono quasi otto anni che non percorro a piedi le vie di questa città. In questo periodo solo un paio di visite al colosseo meazza per assistere al circo dei nostri tempi e poi nulla. Una volta lavoravo qui. Non ho resistito dato ero un pirla romantico, debolmente ho passato la mano. Cazzate fatte in gioventù, di cui ancora adesso mi pento se ce ne fosse bisogno.
Il cielo è come me lo ricordavo, di un grigiore slavato, bagnato e freddo. Sono dalle parti di via monza, rivarolo o giù di lì, quasi
mezzogiorno, o almeno il breil mi dice che lo è perché qui pioggerella e non capisco il sole cosa stia facendo. Extracomunitari, mamme, nonne con nipotini da accudire, qualche travone in borghese che fa shopping culinario. Uno mi fissa e sorride, la sua empatia ha realizzato cosa cacchio sto cercando. Alcuni
negozi tristi stile confine dell’impero. L’occidente si assomiglia tutto ormai, una larga, informe periferia. Un giardinetto scarrupato mi introduce nel viottolo della Evelyn. Al telefono non riuscivo a capirne il nome, di sta viuzza, facendo incazzare la nostra eroina. Un accento esotico abbinato a qualche nome risorgimentale è quanto di peggio si possa decifrare da un portatile economico, in mezzo ad un traffico sguaiato.
Identifico il portone, ma un fratello piuttosto distinto mi anticipa il varco. Chiamo di nuovo, la Evelyn mi invita a salire. Che mi sia sbagliato sul fratello?
Mi apre questa piccola dea bionda in tenuta da battaglia. Autoreggenti, perizoma di pelle nera e reggiseno pizzato. E’ una specie di Scarlett Johanson, stessa foggia, stessa tipologia di fighezza. Davvero bella. Mi dice di aspettare in soggiorno perché c’è un altro cliente, io mi accomodo e non riesco neanche a decidere se si tratta di un comportamento professionale o no. Fatto sta che sulle intenzioni del fratello non mi ero sbagliato, fatto sta che la casa è molto pulita e non c’è il solito odore di cipolle soffritte, fatto sta che alla tv ci sono i video musicali; si può aspettare. La vedo tornare dopo 30 secondi netti. Vieni pure, mi dice. Entro in una camera da letto microscopica. Un video orgiastico, un letto leopardato, luce soffusa il giusto. Mi spiega che il fratello voleva assistere ad una sua skizzata e che se l’avesse fatta ci avrebbe messo quattro ore prima
di riuscire a rizzarlo di nuovo. Quindi, avrebbe prima servito me e poi lui, che nel frattempo ha svicolato davanti a mtv. Anch’io voglio vederti sbrodolare, le dico. Davanti al suo imbarazzo aggiungo che sto solo scherzando e lei sorride. Mi spoglio in un nanosecondo, le mani ghiacciate le sfrego sulle mie cosce perché voglio accarezzarla tutta questa bambolina. Si ritrae al bacio linguacciuto che trasformo in una leccata di capezzoli. Siamo sul lettone di famiglia e lentamente discendo verso il suo bastone. Davvero un bellissimo cazzo. Penso che sia di 19 centimetri puri, una forma perfetta, bianco come la
sua pelle, una cappella rosa antico. Lo bacio, lo slinguo, lo adoro. Le afferro le palle da sotto e me le godo. Sono davvero le palle più belle che abbia mai visto. Pesanti, vellutate, due peschette sugose. Anche lei comincia a succhiarmelo, ma la fermo dopo attimi brevi. Ho paura di venire. Ha un viso da
attrice e un corpicino da ragazza italiana. Mi incula dal davanti, senzaneanche chiedermelo. All’inizio è fredda, ma quando inizia a pompare sento che
si infoia e mi chiava come farebbe un camionista. E’ stupefacente essere praticamente stuprati da una ragazzina così bella. Ha un giro vita sottilissimo, un pancino perfetto infiocinato da un piercing alla moda. Mi guarda fisso negli occhi con uno sguardo che ha imparato irresistibile. E’ affannata, si trattiene dal godere. Ora sborra, mi dice. Eseguo menandomi un
paio di colpi, non di più. Crema calda, la mia, sulla pancia, la mia.
Mi offre il bagno, fazzoletti e tutto il kit post orgasmico.
Parlo un po’ con lei e si scioglie un pochino. Ha una bellezza imbarazzante, sicuramente il trans più carino che abbia mai incrociato. Safadaggine a livelli da crisi idrica, eppure avevo letto il contrario. Probabilmente non le piaccio io che potrei quasi essere suo padre giudicando i suoi 22 anni, quindi penso che altri aitanti ragazzacci potrebbero scatenarla. 100 polpette per un incontro che ricordo con delizia, ma che non ripeterò. Lupakkio non è più un romantico,
ma un vecchio porco, oramai.
Perché andarci: un corpo proporzionato, femminile. Pelle,
occhi, viso da film. Cazzo da svitare e portare a casa. Pulizia impeccabile. Da ricordare.
Perché non andarci: chi vuole emozioni forti e tigri da cavalcare può trovare di meglio.
Colore da associare all’incontro: bianco panna.